Genova - Corto Maltese, così Cesare Prandelli vuole l’Italia stasera. Con lo spirito dei giusti, pensando anche a Simone Farina, l’anticorruzione, che in Italia non trova squadra. E Nazionale avventurosa nella voglia di fare calcio propositivo, come nei tempi migliori dell’era del ct di Orzinuovi: «Dato importante sarà la squadra corta. E fare quello che ci aveva contraddistinto, il nostro calcio: trovare l’uomo tra le linee,creare superiorità numerica». Pochi ghirigori, vincere convincendo.
«Goleada contro Malta?». Viene fuori il pensiero contro di Cesare. «Mai piaciuto segnare tanti gol, io vorrei segnare anche poco ma giocare bene. È più gratificante a lungo termine, sennò non costruisci niente». Costruire resta il verbo più amato dall’allenatore. Perciò Azzurra ha bisogno, stasera al Braglia di Modena, di riprendere il vento giusto. Seguirlo anche nelle difficoltà, come il personaggio di Hugo Pratt.
Dai basettoni come quelli di Diamanti, il trequartista dietro a Osvaldo e Destro nel 4-3-1-2. Per ritrovare la strada smarrita nell’est di Sofia, verso l’ovest del mondo di Brasile 2014. La rotta corretta, in campo e fuori, dettandola pure a tutto il calcio italiano. Quel cambio di filosofia che Prandelli continua a inseguire. Ancora tutt’altro che completato. Italia che gioca per i terremotati, dopo le emozioni dell’abbraccio di domenica: «La giornata a Medolla è stata meravigliosa. E qui a Modena le persone hanno la capacità di farti star bene».
La Nazionale vuol ricambiare. Riscoprendosi bella: «A Sofia non è stata una vacanza, ma dobbiamo fare tesoro di quegli errori per non ripeterli. Ed evitare la frenesia». Modulo 4-3-1-2 e Diamanti, appunto. «Difesa a 4, perché Malta giocherà con una solo punta. L’unico vero trequartista in organico è Diamanti. Giovinco è una punta, gli altri centrocampisti sono diversi nell’interpretazione del ruolo.
Ma a noi più che un rifinitore serve portare gli uomini tra le loro linee. E Giovinco ha la nostra massima fiducia, deve stare sereno, prima o poi le sue qualità emergeranno. Da seconda punta». Lo sostituisce Destro: «La sua posizione ideale? È un attaccante moderno, che non dà punti di riferimento. Sfrutta tutto il fronte d’attacco». Fin qui, la filosofia calcistica. E poi la filosofia del calcio, da cambiare. I luoghi oscuri che ancora vanno illuminati. Farina, giocatore simbolo delle denunce contro la corruzione, è stato ospite della Nazionale prima dell’Europeo.
Ora è senza squadra. E il ct ieri: «Si temeva che avrebbe potuto avere difficoltà dopo qualche mese dopo le sue esternazioni. Non dobbiamo abbandonarlo, è un personaggio positivo, speriamo firmi presto un contratto. È compito nostro non lasciarlo solo». I top player, etichetta abusata e ormai fastidiosa, nel calcio italiano restano altri. Definisce l’ingaggio, non l’etica.
E il vicepresidente federale Albertini: «Pensare che in questo momento un fuoriclasse, un top-player per quello che ha fatto, non trovi una squadra, sia dal punto di vista del valore sportivo che dell’etica, non è un bel segnale per il nostro calcio. L’ho visto il 27 agosto, Farina si sente calciatore e vuole fare il calciatore, spero possa proseguire la sua carriera».
Una storia che dal calcio merita maggiore rispetto. Come rispetto Prandelli invoca per Malta, guidata da Piero Ghedin che è stato vice dei ct azzurri Maldini, Zoff, Trapattoni, e ha allenato l’Italia femminile. «Canterò due inni. E vogliamo uscire a testa alta». A Prandelli: «Attenzione all’Armenia, il calcio nel mondo si sta evolvendo». Prandelli replica: «Ghedin ha reso Malta molto equilibrata: con l’Armenia ha preso gol solo al 70’». Altro “italiano” è il difensore Andrej Ajus, del Latina: «Il mio modello è Cannavaro. Il calcio italiano mi ha insegnato tanto». Ma tanto, il calcio italiano, ha da imparare.
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